L’avv. Luigi Maini Lo Casto, partner dello studio legale DLCI, ha assistito con successo un ente locale siciliano in una controversia contro alcuni lavoratori assunti con contratti a termine, più volte prorogati nel tempo oltre il tetto di trentasei mesi.

I lavoratori hanno chiesto il risarcimento del danno comunitario da illegittima reiterazione dei contratti in una misura compresa tra le 2,5 e le 12 mensilità di retribuzione. Accogliendo la tesi difensiva del Comune, che ha fatto leva sull’avvenuta stabilizzazione dei lavoratori, il Tribunale di Palermo ha rigettato il ricorso, compensando le spese di lite.

Il giudice, per quanto concerne la domanda avente ad oggetto il risarcimento del danno richiesto dai ricorrenti, ha osservato che “la Suprema Corte di legittimità – secondo un costante orientamento (che ha preso avvio dalle note sentenze nn. 22552 e 22557/2016, 16336/2017 e che da ultimo è stato ribadito con le sentenze n. 3472/2020 e n. 15353/2020) – ha precisato che l’avvenuta immissione in ruolo del lavoratore precario è idonea ex se a reintegrare il danno derivante dall’eventuale abuso del contratto a termine e che, in ogni caso, ogni eventuale ulteriore maggior danno è onere del lavoratore dimostrarlo in giudizio (senza la possibilità di avvalersi di alcuna agevolazione da danno presunto), rappresentando la successiva immissione in ruolo del lavoratore misura sanzionatoria idonea a reintegrare tutte le conseguenze pregiudizievoli dell’abuso del contratto a termine (sul punto, cfr. Cass n. 14815/2021)”.

Tutti i ricorrenti avevano ottenuto da parte dell’Ente, nelle more del giudizio, l’assunzione a tempo indeterminato, mentre è rimasto sfornito di qualsivoglia supporto probatorio l’eventuale maggior danno. Sulla scorta di tali argomenti le domande formulate dai dipendenti sono state rigettate dal giudice del lavoro. Per maggiori informazioni puoi contattare lo studio legale DLCI al n. 091.6811454 o puoi scrivere all’e-mail segreteria@dlcilaw.it. Seguiteci anche sui Social: Facebook e Linkedin.